giovedì 17 settembre 2020

Sociologia

Istituzioni complete e austere  


Il concetto di disciplina viene utilizzato per descrivere la configurazione sociale di un determinato periodo storico al di là delle istituzioni che lo sostengono. Si manifesta in diverse sfere quotidiane come la fabbrica, la prigione, la scuola, l’esercito e il manicomio cercando di fare ordine al loro interno e governarle razionalmente. La disciplina consiste nel sorvegliare qualcuno, controllarne la condotta e le attitudini, capire come intensificare la sua prestazione e come collocarlo nel posto in cui sarà più utile.

Il filosofo francese Michel Foucault è considerato il più importante teorico della società disciplinare. Tra il 1970 e il 1975 tenne vari corsi al Collège de France su questo tema, che dalle sue lezioni di “Storia dei sistemi di pensiero” sfociarono poi nella pubblicazione di Sorvegliare e punire. Negli anni Settanta, infatti, i suoi studi si concentrarono sulla discontinuità che caratterizzava le pratiche penali del Diciottesimo e Diciannovesimo secolo rispetto alle punizioni corporali dei primi secoli dell’età classica.

Foucault ha sempre ritenuto centrale nel suo lavoro il concetto di Panopticon, ovvero il carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham, conosciuto per aver teorizzato la dottrina utilitaristica. Da Nascita della clinica (1963) a Nascita della biopolitica (1978-79), il dispositivo Panopticon, un edificio a struttura circolare in cui un solo individuo riesce a monitorare e avere sotto controllo l’attività di tutti gli occupanti, rappresenta l’equivalenza tra Sapere e Potere nelle diverse fasi della società: più è alto il numero di informazioni possedute, più l’azione di sorveglianza risulta efficace e produce a sua volta delle nuove informazioni. Questo modello, più che rappresentare un ideale carcerario, ha funzionato come modello generale per ogni forma di organizzazione strutturale, come gli ospedali, le fabbriche e le scuole; tutti luoghi che riuniscono determinati segmenti sociali e che permettono di tenerli sotto controllo attraverso meccanismi quotidiani. È questa la tecnologia politica del Diciottesimo e Diciannovesimo secolo, ovvero il periodo che Foucault definisce “società disciplinare”. 



A parer mio la scuola è l’ambiente che ognuno di noi prima o poi dovrà sperimentare. Ci da la possibilità di ottenere quelle conoscenze che non tutti riescono ad acquisire individualmente al di fuori della scuola. È caratterizzata dalle proprio regole e dal fatto che le persone sono sottoposte a rigide discipline che rendono il comportamento perfettamente prevedibile e controllabile da parte di un potere centrale. In ogni scuola però queste discipline cambiano a seconda del potere centrale che in questo caso è il/la preside. Per le mie esperienze passate posso dire che le regole a cui tutti noi siamo  sottoposti servono per la nostra educazione. Da giovani cambiamo e viviamo emozioni che al di fuori della scuola non abbiamo mai incontrato.Cambiamo opinioni, iniziamo ad avere un confronto con un gruppo in cui magari hanno una visione diversa su un certo concetto. Secondo me questo tipo di istruzione è giusto e va rispettato poiché ci prepara a quello che è la nostra società al giorno d’oggi. 


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