domenica 23 maggio 2021

ANTROPOLOGIA:

 COS'E' LA RELIGIONE

 Oggi per religione si intende un insieme di credenze che si fondano su dogmi e cerimonie, che hanno lo scopo di avvicinare i fedeli ad esseri soprannaturali; se questi essere sono molteplici la religione is dice politeista, se è uno solo monoteista. Generalmente le divinità vengono venerate in luoghi appositi.

Questa non è però una regola: alcune religioni non hanno dogmi, alte non hanno dei (Buddhismo), ed alter nemmeno templi. Se dunque spostiamo la nostra attenzione da questi aspetti che sono puramente formali, possiamo definire la religione come un complesso di pratiche e credenze che riguardano dei fini ultimi e di cui si fa garante una forza superiore. Questa definizione esprime dunque la dimensione di significato della religione, ovvero dei valori che esprime, e del potere, costituita dalla credenza che vi sia un essere superiore che influenzi la vita umana.



Le credenze di una religione sono spesso relative alle preoccupazioni umane: la religione offre ai credenti la facoltà di affrontare le loro sofferenze e le ingiustizie terrene, diffondendo la speranza che esista un mondo migliore.

Oltre a ciò ha anche la funzione di unire gli individui secondo valori comuni: per la diffusione delle religioni sono spesso importanti i testi sacri, anche se non in tutte sono presenti; in particolare le religioni monoteiste propongono come valori buoni solo alcuni determinati e costanti, mentre quella politeiste sono sempre pronte ad accogliere nuovi dei e nuove energie.

SIMBOLI SACRI

 Ad esercitare un ruolo importante nelle religioni sono i simboli, perché rimandano a qualche verità profonda. Emile Durkheim definì le simbologie religiose come fonte di autorità nei confronti della divinità, che suscitano quasi timore, sopratutto per chi non è consacrato.

Secondo altre analisi, i simboli religiosi hanno la facoltà di dare orine ad un mondo caotico, quindi di consolare gli esseri umani.

Perchè un simbolo risulti riconoscibile, bisogna che la sua sacralità si imponga alla sensibilità dei soggetti; quest'ultimi però devono essere educati al riconoscimento del simbolo stesso. Questo processo si realizza attraverso i riti: infatti una religione non può essere vissuta veramante se non attraverso i suoi riti.

E RELIGIONI SEMITICHE

Nel contesto religioso il termine 'semitico' è riferibile alle religioni dei popoli che usano lingue appartenenti a questo gruppo, così l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islam sono definite religioni semitiche. Con il termine 'semita' possono anche essere indicate le religioni politeiste che fiorirono nel Vicino Oriente antico.

LA RELIGIONE EBRAICA
La storia ebraica ha inizio con il patriarca Abramo che, primo uomo ad avere l’intuizione che esiste un solo Dio creatore del mondo, riceve la promessa che dalla sua discendenza nascerà un popolo che risiederà in perpetuo nella terra di Canaan. Si tratta di un vero e proprio patto che Dio stipula con Abramo, suggellato dall’obbligo per ogni ebreo maschio di essere circonciso alla nascita, ‘quale segno del Patto’.
Il corpo legislativo completo (la Torà) si ha solo con Mosè che sul Monte Sinai riceve direttamente da Dio i Dieci Comandamenti, e li riceve nel deserto terra di nessuno e quindi di tutti, perché fosse chiaro che il Decalogo appartiene all’umanità e non è una esclusiva ebraica.
La missione particolare che i discendenti di Abramo hanno assunto (“Siate santi poiché sono Santo Io, il Signore Dio vostro”), comporta per gli ebrei una serie più ampia di precetti (mitzvoth): 613 obblighi (divisi in 248 azioni positive da compiere e in 365 azioni vietate) che regolano la vita di relazione, i rapporti con il prossimo e con il mondo animale e i rapporti con Dio.
Fra gli obblighi che competono a ciascun ebreo: lo studio, l’istruzione religiosa dei figli, la purità familiare, le regole alimentari (kascherut), la zedakà (beneficenza), l’onestà e la giustizia, l’aiuto alla vedova e all’orfano, il rispetto dei genitori e l’onore agli anziani, l’ospitalità, la visita ai malati e alle persone in lutto, il rispetto del sabato e delle feste.
Il codice che raccoglie tutti gli insegnamenti orali che sono stati consegnati sul Sinai e successivamente arricchiti dalla tradizione rabbinica è la Mishnà, redatta nel II secolo. L’altro testo fondamentale della cultura ebraica è il Talmud (vi sono due versioni, il Talmud Bavli e il Talmud Yerushalmì) che contiene discussioni e insegnamenti dei Maestri.
Tra i principi fondamentali dell’Ebraismo, un aspetto rilevante riveste il concetto di “Messia” (la traduzione della parola ebraica Mashìach, che significa “unto”, in riferimento all’usanza antica con cui venivano unti i re o i sommi sacerdoti). che è colui che verrà scelto dal Signore e che redimerà Israele e introdurrà una nuova era di pace, di felicità, di bontà fra gli uomini di tutta la terra. Col suo avvento, infatti, cesseranno le sofferenze, le distruzioni, le guerre; il malvagio sarà punito e il giusto premiato (“Dimorerà il lupo con l’agnello; si coricherà il leopardo con il capretto, e il vitello e il leone staranno assieme e un piccolo ragazzo li guiderà. La mucca e l’orso pascoleranno, assieme giaceranno i loro piccoli e il leone come il bue mangerà paglia”, Isaia). Con l’avvento del Messia Israele, tornerà alla terra dei suoi Padri ma soprattutto tutti i popoli riconosceranno la sovranità del Signore, Dio Unico.

IL CRISTIANESIMO

Il cristianesimo ha origini molto antiche ed è sorto in Asia, per la precisione in Palestina, circa 2.000 anni fa. Nonostante la sua “veneranda” età questa religione non è comunque la più arcaica tra quelle diffuse nel mondo, il culto verso Buddha, ad esempio, nacquecirca seicento anni prima di Cristo e, quando i cristiani si diffusero nel mondo per portare la parola di Gesù, i buddisti avevano già “compiuto” più di 200 anni.
Il cristianesimo, come l’Ebraismo e l’Islamismo, è unareligione monoteista, ovvero si identifica e crede in un solo e unico Dio che si rivela all’uomo, gli si manifesta e comunica con lui, oltre che parlargli anche per mezzo di suoi “inviati speciali” (profeti).
Nel caso del cristianesimo Dio non manda solo i profeti a diffondere la sua parola, ma invia sulla Terra addirittura suo figlio, Gesù Cristo, che morirà sulla croce dopo essersi fatto uomo, quindi dopo essersi incarnato e dopo aver partecipato attivamente alla vita del suo popolo.
Il cristianesimo riconosce Gesù come il Cristo (Messia) attestato dalla Torah e dalla tradizione ebraica e, nella quasi totalità delle sue denominazioni, come Dio fatto uomo. La teologia cristiana delle principali e più diffuse Chiese cristiane nacque con i primi credi ecumenici, come il Credo niceno-costantinopolitano, che contengono dichiarazioni accettate dalla maggior parte dei seguaci della fede cristiana.
I concetti fondamentali sono: Trinità, Gesù Cristo, figlio di Dio e salvatore dell'umanità, Amore verso Dio e verso il prossimo
Secondo i testi neotestamentari e la teologia cristiana, Gesù di Nazareth fu crocifisso, morì e fu sepolto, ed è poi risorto dal regno dei morti aprendo le porte del Paradiso a chi crede in lui per la remissione dei propri peccati (salvezza). Gesù è quindi asceso al cielo, dove regna con Dio Padre, e tornerà per giudicare i vivi e i morti, e destinerà ciascuno al Paradiso oppure all'Inferno.
Le tre divisioni principali della cristianità sono il cattolicesimo, il cristianesimo ortodosso e le varie denominazioni del protestantesimo. Il Grande Scisma del 1054 divise la cristianità calcedoniana fra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa. Il protestantesimo nacque all'interno della Chiesa cattolica a seguito della riforma protestante nel XVI secolo, dividendosi poi in varie ramificazioni. In quanto fede religiosa il cristianesimo ha i suoi contenuti (dottrina). Questi, secondo la tradizione, si basano sulle rivelazioni di Dio al popolo di Israele (tradizione comune anche alla religione ebraica), sulla predicazione del Vangelo con la dottrina di salvezza di Gesù di Nazareth detto "il Cristo" ("unto", "consacrato" da Dio). Questa tradizione è rispecchiata nella Bibbia (Antico Testamento e Nuovo Testamento), considerato un testo ispirato da Dio, e quindi un testo sacro.
Importante anche l'elaborazione teologica e cristologica, dei secoli successivi, presente nella letteratura cristiana delle differenti sottocorrenti religiose e nei Padri della Chiesa, la quale utilizza, in nuove sintesi, anche alcuni termini e concetti propri della teologia greco-romana precristiana. Dare una definizione unitaria del cristianesimo è difficile, poiché esso – più che una singola religione in senso stretto – si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali e/o metafisiche e/o teologico-speculative, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze religiose, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione e la sua letteratura religiosa, e a seconda di quale aspetto diviene oggetto di focalizzazione per le singole correnti.




L'ISLAM
La parola araba "Islam" significa letteralmente "sottomissione, donare il proprio viso a Dio", e indica una religione monoteista (ossia con un unico dio).
Sviluppatosi nella Penisola Arabica, nei secoli l'islam si è espanso in Asia, in Africa e in Europa. I suoi fedeli  sono chiamati musulmani - si scrive con una sola "s" - e, nel mondo, sono circa 1,5 miliardi (i cristiani sono circa 2,2 miliardi).
Il grande portavoce della religione musulmana è stato Maometto (nato attorno all'anno 570), considerato dai suoi fedeli l'ultimo profeta inviato da Dio al mondo e incaricato, grazie alle rivelazioni dell'arcangelo Gabriele, di far conoscere all'umanità la parola di Dio.
Per i credenti, dunque, l'Islam è l'insieme delle rivelazioni fatte all'umanità da Allah (ossia Dio) fin dall'epoca del primo profeta, Adamo. Queste rivelazioni  sono contenute nel libro sacro dei musulmani, il Corano (che significa "predicazione") che è come la Bibbia per i cristiani.
Il Corano è  formato da 114 capitoli di varia lunghezza, divisi in versetti, e deve essere imparato a memoria dai fedeli .
I musulmani pregano cinque volte al giorno  all'alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio, al calar del sole e di notte. Ogni momento di preghiera è segnato dal richiamo del muezzin (un fedele scelto come capo della preghiera) che, dall'alto della torre più alta della moschea (minareto) invita i fedeli a pregare.
La moschea è la casa di Dio, è priva di ogni immagine di Dio (perché Allah non può essere rappresentato dai mortali) ed è ornata con semplici figure di animali, piante e arabeschi.Prima di entrare in una moschea, i fedeli devono lavarsi mani e piedi per purificarsi, e coprirsi il capo in segno di riverenza nei confronti di Dio. In moschea si entra scalzi, per questo le moschee hanno tappeti sul pavimento.
Per pregare, nel caso in cui non possa recarsi in moschea, il fedele stende a terra un piccolo tappeto orientato verso la Mecca, la città in cui nacque Maometto. Ogni buon musulmano si deve recare in pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita.
Come ogni religione poi, l'islam prevede delle festività di precetto che scandiscono momenti importanti nella vita di un religioso. Il più famoso tra questi momenti è senza dubbio il Ramadan, il digiuno rituale che ogni anno deve essere affrontato da tutta la comunità musulmana.
Se chiedete a un musulmano di spiegarvi che cosa sia l'islam vi dirà probabilmente che è una religione antichissima basata sulla pace, sulla misericordia e il perdono, ed è vero.
Alcuni dei concetti contenuti nelle rivelazioni di Allah, però, sono stati distorti e mal interpretati da fanatici senza scrupoli e, uniti a sentimenti di invidia, odio, razzismo e ambizione di dominio politico hanno dato origine al "fondamentalismo islamico", un modo di vedere la religione che fa uso della violenza e del terrorismo, e ben lontano da quanto contenuto nel Corano.
La vera religione islamica è pace, misericordia, perdono e conoscenza.

LA FAMIGLIA CINESE

 La Cina è un paese multietnico e multiculturalenon c’è una religione ufficiale. Nel corso della storia della civiltà cinese si sono sviluppate diverse religioni, filosofie e credenze che hanno dato il loro contributo all’architettura tradizionale (basti pensare ai templi, per esempio), alla letteratura e alla cultura in generale.

Taoismo e Buddhismo sono le religioni più diffuse in Cina, ma anche Islam e Cristianesimo (cattolici e protestanti) hanno lasciato un’impronta nella storia dell’Impero Cinese.


IL TAOISMO

"Taoismo" si riferisce a una varietà di ordini di filosofia e rito che operano nella religione cinese. Essi condividono un'origine comune ed elementi che risalgono al IV secolo a.e.v. e alle culture preistoriche della Cina, tra cui la scuola dello yinyang o dei naturalisti (阴阳家 yīnyángjiā) e il pensiero di Laozi e Zhuāngzǐ. Il taoismo ha una tradizione scritturale distinta, di cui il Tao Te Ching (道德经 "Libro della via e della sua virtù") di Laozi è considerato la pietra angolare. Il taoismo può essere descritto precisamente, come fa l'accademico e iniziato taoista Kristofer Schipper in The Taoist Body (1986), come una cornice dottrinale e liturgica, o una struttura, per i culti locali della religione indigenE. Le tradizioni taoiste enfatizzano la vita in armonia con il Tao, termine di difficile traduzione che può voler dire "via" come "sentiero", ma anche "modo" o "principio", e che è centrale anche in altre tradizioni filosofico-religiose cinesi. Nel taoismo, il Tao è il principio che è sia fonte che modalità di sviluppo di tutte le cose che esistono. Esso è in definitiva ineffabile: "il Tao che può essere nominato non è il Tao eterno", recita l'introduzione del Tao Te Ching.

Solo a partire dalla dinastia Han, le varie fonti del taoismo si unificarono in una tradizione coerente di organizzazioni religiose e ordini di ritualisti. Nella Cina più antica, i taoisti erano visti come eremiti, o asceti, che non prendevano parte alla vita politica. Zhuangzi fu il più conosciuto tra costoro, ed è significativo che egli visse nel sud, dove prese parte a tradizioni sciamaniche locali.Sciamane donne giocarono un ruolo importante nel primo taoismo, particolarmente nello stato di Chu. I primi movimenti taoisti svilupparono le proprie istituzioni in contrasto con lo sciamanesimo, ma assorbendo elementi sciamanici fondamentali. Sciamani funsero da rivelatori dei testi taoisti dal primo periodo sino almeno al XX secolo.

Ordini istituzionali di taoisti si svilupparono in varie correnti che da tempi relativamente recenti sono convenzionalmente raggruppate in due grandi branche: il taoismo Quanzhen ("Piena Verità") e il taoismo Zhengyi ("Retta Unità").  Le scuole del taoismo tradizionalmente mostrano venerazione per Laozi, gli immortali o antenati, e praticano vari rituali di esorcismo e divinazione, tecniche per raggiungere l'estasi, la longevità o l'immortalità. L'etica e il modo appropriato di comportamento che i taoisti sono tenuti a seguire variano in base alle particolari scuole, ma in generale è condivisa un'enfasi sul precetto del wu wei ("azione non forzata"), la "naturalezza", la semplicità, la spontaneità, e i cosiddetti "tre tesori": compassione, moderazione, umiltà.


 

CONFUCIANESIMO

Il confucianesimo o ruismo è considerato da alcuni studiosi come una religione, e da altri come una tradizione etico-spirituale. Secondo Yong Chen (2012), la definizione di cosa sia il confucianesimo è "probabilmente una delle questioni più controverse sia nella scolastica confuciana che nella disciplina degli studi sulle religioni".

Guy Alitto  evidenzia come "non esista equivalente letterale per il concetto occidentale (e poi mondiale) di 'confucianesimo' nel discorso tradizionale cinese". Egli afferma che furono i Gesuiti in missione nella Cina del XVI secolo a selezionare Confucio tra i diversi saggi della tradizione per servire come controparte al Cristo o a Maometto, venendo incontro alle concezioni religiose occidentali.








LA FAMIGLIA INDIANA

Le due principali religioni della famiglia indiana sono l'induismo e il buddismo; i testi sacri sono i veda, che risalgono al II millennio aC e sono redatti in sansrito. Le divinità principali sono Brahma, la creazione, Vishnu, la conservazione,  e Shiva, la distruzione. Il profeta del buddismo è Siddhartha Gautama, il Buddha. 



Altre religioni della famiglia indiana sono il nanismo e il sikismo, un unione di induismo ed islam. 

IL SAMASARA, IL CICLO INFINITO

Il termine sanscrito saṃsāra indica, nelle religioni dell'India quali il Brahmanesimo, il Buddhismo, il Giainismo e l'Induismo, la dottrina inerente al ciclo di vita, morte e rinascita. È talora raffigurato come una ruota.

In senso lato e in un significato più tardo, viene ad indicare anche "l'oceano dell'esistenza", la vita terrena, il mondo materiale, che è permeato di dolore e di sofferenza, ed è, soprattutto, insustanziale: infatti, il mondo quale lo si vede, e nel quale si vive, altro non è che miraggio, illusione  māyā. Immerso in questa illusione, l'uomo è afflitto da una sorta di ignoranza metafisica (avidyā), ossia da una visione inadeguata della vita terrena e di quella ultraterrena: tale ignoranza conduce l'uomo ad agire trattenendolo così nel saṃsāra.



LA SCALA DEGLI ESSERI UMANI

Al centro di queste religioni vi è l'idea che vi sia un ciclo di reincarnazinazione.

Per reincarnazione si intende la rinascita dell'anima, o dello spirito di un individuo, in un altro corpo fisico, trascorso un certo intervallo di tempo dopo la sua morte terrena.

Il termine reincarnazione è considerato sinonimo di metempsicosi ed è riferito in particolare al mondo culturale e religioso orientale e a movimenti spiritistici che descrivono una trasmigrazione in altri corpi, anche vegetali, animali o minerali sino a quando l'anima non si sia liberata completamente dalla materialità Olimpiodoro ritiene più corretto il termine "metensomatosi" (da σῶμα, sôma, "corpo"), che si ritrova in Plotino [3] indicante il passaggio dell'anima esclusivamente in corpi umani. L'espressione "trasmigrazione dell'anima" è un adattamento dal latino tardo trasmigrātĭo-ōnis derivato da trasmigrāre quindi da migrāre espressa con i termini di "metempsicosi" o "metensomatosi", è attribuibile anche a Pitagora o anche a Ferecide.


LE CASTE NELLA RELIGIONE INDIANA

Le origini del sistema delle caste in India e Nepal sono sconosciute, ma sembra abbiano avuto origine più di duemila anni fa. Con questo sistema, che è associato con l’induismo, le persone sono state classificate sulla base delle loro occupazioni. Anche se in origine casta dipendeva dal lavoro di una persona, divenne ben presto ereditaria, e ogni persona di fatto nasceva in una condizione sociale inalterabile.

Le grandi classi che formano l’intera società sono chiamate varna, letteralmente “colori”, mentre il termine casta di derivazione portoghese, traduce il sanscrito  jati cioè “nascita”, infatti per gli induisti nascere significa innanzitutto entrare a fare parte di una casta.

La classificazione registra quattro caste principali che sono: brahmani i sacerdoti; Kshatriya i guerrieri e nobili; Vaisya gli agricoltori, commercianti e artigiani; e Shudra, mezzadri e servi. Alcune persone sono nati al di fuori o al di sotto del sistema delle caste, e questi sono chiamati gli  intoccabili che nel XX secolo sono stati definiti spesso con il termine dalit a tradurre “gli oppressi”.


LA FIGURA DEL GURU

Guru è un termine maschile sanscrito che presso la religione induistaha il significato di «maestro spirituale» ed è rivolto in particolar modo a colui che impartisce la dīkṣā al suo discepolo; si tratta dunque di una figura molto importante in questa religione, comune a tutte le scuole filosofiche e devozionali dell'Induismo, avente diritto al massimo rispetto e alla venerazione al pari del padre, della madre e dell'ospite.




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