domenica 23 maggio 2021

SOCIOLOGIA

 I CONSUMI DELLA SOCIETA' POSTMODERNA: IL CONSUMISMO

 Nella società postmoderna, il consumo è un'attività che sta acquisendo una sempre maggiore portata.Il consumo può essere inteso, sia dal punto di vista economico che sociologico: l'acquisto di un bene o un servizio nel primo caso, oppure l'uso di quel bene o servizio nel secondo caso.

Comunicazione Strategica per la Negoziazione, la Relazione e il Cambiamento  - Sesvil University

Dopo la seconda guerra mondiale, la capacità di consumo dei beni venne estesa a strati sempre più ampi della popolazione, chiamati ad assorbire, con i loro acquisti, i prodotti realizzati da industrie desiderose di vendere. Il consumo, è dunque un ingranaggio senza il quale l'organo del capitalismo non funzionerebbe. Si può infatti descrivere il sistema industriale come un processo a spirale, che gli studiosi chiamano sviluppo o crescita dell'economia: le industrie producono beni che devono essere venduti e consumati, affinché ci sia bisogno di produrre altri beni, per sostituire quali consumati in modo tale da mantenere attivo il meccanismo produttivo.

Come già accennato precedentemente, nel corso del Novecento, le classi in grado di consumare divennero molto più estese. Inoltre, in breve tempo, l'offerta di prodotti industriali per ciascuna tipologia di beni si è moltiplicata, rendendo necessario differenziarla, in base alle sue caratteristiche; parallelamente, si diffuse il fenomeno pubblicitario per promuovere i prodotti ed indurrebbe persone comprarli. Da qui nacque il consumismo, ovvero la tendenza a consumare più beni di quelli di cui si ha una reale necessità.

Oltre che i beni materiali, la società consumistica ricerca i cosiddetti beni intagliatili, ovvero non materiali, come vacanze, viaggi, spettacoli, ecc.

Nelle pratiche del consumo, hanno 4 caratteristiche principali:

  • le marche permettono ai consumatori di distinguere i beni ed esprimere le loro preferenze, e alle aziende di farsi riconoscere; al contempo, in base alla percentuale di acquisto possono differenziare la loro offerta.
  • le grandi marche commercializzano in tutto il mondo, proponendo stili di vita globalizzati; allo stesso tempo, vengonoutilizzati dalle singole culture per creare una loro identità e raccontando qualcosa di loro.
  • la grandissima offerta di stili di vita diversificati, crea identità sociali mutevoli.
  • questa mutevolezza, alimenta nelle persone un senso di incertezza, che al contempo aumenta il consumo, nella ricerca del prodotto più rappresentativo per l'individuo.

LE RELAZIONI DI GENERE NELLA SOCIETA' POSTMODERNA

Nella società odierna, i ruoli di genere nel contesto familiare, stanno perdendo di rigidità e quindi portando alla necessità di autodeterminarsi. Ciò può causare spesso molti disagi all'interno di alcune coppie, mentre in altre unicamente un cambiamento di stile di vita. In generale però, si può dire che si ha una più ampia condivisione famigliare delle scelte e delle responsabilità, che passano attraverso la discussione e la condivisione delle opinioni personali.


L'origine di questo fenomeno è dovuta al dibattito, insorto nel 1960, sulla parità tea uomo e donna. In particolare furono le donne che posero sotto riflessione il loro ruolo e tentarono di creare un equilibrio tra i due sessi; furono fatti istituiti nuovi spasi nell'ambito del diritto e del lavoro. Ad oggi, questa lotta è portata avanti non solo in Europa, ma anche nei Paesi in via di sviluppo, all'interno die quali il divario è ancora più profondo.

Come conseguenza della rivalutazione del ruolo femminile, anche il ruolo maschile venne messo sotto esame: infatti nelle culture occidentali, alcuni stereotipi legati al ruolo maschile stanno iniziando a perdere di peso. La supremazia che l'uomo ha storicamente avuto sulla donna, oggi è visto come un privilegio da combattere, oltre che come una limitazione; infatti, diversi studi hanno dimostrato come il sessismo della società, abbia portato gli uomini a cedere una parte del loro carattere, archetipicamente femminile.

I mass media sono  dei mezzi per la comunicazione di massa.

Questi mezzi tengono informati tutti gli esseri umani di ciò che accade nel mondo.Sono vari i mezzi con cui vengono trasmessi i messaggi; da sempre la scrittura che sta alla base della comunicazione di massa con i libri e i giornali, grazie all’invenzione di stampa . Il cinematografo poi, alla fine dell’ottocento ha avuto molto più successo perché non richiedeva competenze linguistiche particolari. Alla fine degli anni venti, alle immagini venne affiancata una voce narrante. Negli stessi anni, negli Stati Uniti, un nuovo mezzo di comunicazione molto incisivo fu la radio, inventata da Guglielmo Marconi. Il mezzo che ha conquistato in breve tempo un ruolo egemonico, che mantiene ancora oggi, è la televisione. A tutt’oggi infatti si ha un incremento notevole grazie alle trasmissioni via cavo. Un altro mezzo di comunicazione innovativo e molto sfruttato è internet, che offre agli utenti della rete, qualsiasi tipo d’informazione in qualsiasi momento.

Grazie ai mass media la società è fortemente cambiata nei comportamenti e nei valori. Inoltre i mass media, aiutano nella socializzazione nello sviluppo e nel consenso dell’ordine e nella diffusione dei valori culturali.
La comunicazione di massa però, crea a volte dei disagi come l’allarmismo ingiustificato, dovuto a notizie non ben identificate e l’isolamento degli individui.
mass media inoltre influenzano le nostre opinioni, il nostro modo di essere e di pensare, in altre parole veniamo manipolati da questi.  I mass media offrono comunicazioni molto diversificate per soddisfare tutti i gusti di un pubblico molto ampio e vario.
L’audience è il mezzo con cui si misura il successo dei vari prodotti di mercato: indica quali e quanti consumatori guardano e usano un determinato prodotto.

LE DIFFERENZE CULTURALI

Nell'ottobre 1989, in Francia accadde un episodio particolare: tre studentesse islamiche si presentarono in classe con il capo coperto dall'hijab, secondo la tradizione musulmana, e furono espulse dalle autorità scolastiche dopo essersi rifiutate di toglierlo durante le lezioni. Seguendo questo esempio, pochi giorni dopo successe la stessa cosa ad altre ragazze islamiche in altre scuole. Le ragazze furono infatti accusate di una troppo vistosa ostentazione religiosa. Similarmente, la stessa cosa è capitata con la poligamia. 



L'aspetto notevole è che le problematiche riguardo a questi aspetti, si manifestano solo quando le vulture emigrano dal loro paese di origine; e questo trascende da quale siano il paese di provenienza e il paese di arrivo. 

La conflittualità tra culture, deduciamo, è causata dalla stessa migrazione di culture. Infatti, il problema è andato ad intensificarsi nell'utltimo decennio, poiché è proprio in questo periodo che le migrazioni si sono intensificate; inoltre, generalmente, le culture migranti non sono propense a mischiare la loro cultura con quella del nuovo paese, creando così la compresenza tra tradizioni diverse.

E' importante notare però che oggigiorno, l'Europa e gli Stati Uniti (luoghi a cui vedono i migranti orientali) stanno attuando delle riforme per valorizzare la multiculturalità, a causa della decadenza dell'ideale illuminista di uguaglianza come valore: oggi si tende a considerare le differenze individuali e sociali come un valore positivo.

 I MOVIMENTI PER I DIRITTI CIVILI

Il dibattito sulle differenze culturali nasce negli anni Settanta in Nordamerica: essi iniziarono a denunciare le opposizioni subite in passato e a chiedere equità. In particolare, in questa prima fase, si chiedeva maggiore inclusione sociale e piena cittadinanza. In un secondo momento, tuttavia, alcuni movimenti radicali iniziano a sostenere che l'ideale di uguaglianza appartenete ai movimenti liberali (per esempio) non sia altro che un'ingiusta pretesa assimilazione, che finisce in ogni caso per favorire un'elitè. Per take ragione si sviluppa la credenza che non sia importante omologare gli individui, ma valorizzare le loro peculiarità e rendere queste accettate. 

A partire dagli anni Ottanta, negli Stati Uniti va a perdersi l'ideale che una società perfettamente amalgamata possa garantire equità; si propende dunque per la rivendicazione delle proprie origini e tradizioni. L'Europa parallelamente, è scossa dalla cosidetta questione delle minoranze nazionali: la presenza, sui territori, di gruppi etnici stranieri che non si sono mai integrati. A questo si aggiungono le continue problematiche causate dai flussi migratori, da parte di persone intenzionate a stabilirsi nei territori per lunghi periodi di tempo, non visti molto bene dalle popolazioni autoctone. 

IL MULTICULTURALISMO

Attraverso tutti questi fenomeni, ci si è resi conto che le tradizioni culturali non hanno struttura uniforme e richiedono sempre maggiore valorizzazione. Con il termine multiculturalismo si indica un modello di convivenza interfonica fondato sulla valorizzazione delle differenze ed accettazione. 

Una sua versione più moderata sostiene che esistano degli diritti fondamentali appartenenti a tutti gli uomini, a prescindere dal loro stato di provenienza. In un'altra più radicale viene affermato che il sistema attuale non rispetta pienamente le esigenze individuali, e pertanto richiede che vengano introdotti specifici diritti collettivi, che sovrastino il pensiero dei singoli.


 I RITI RELIGIOSI, PROFANI E DI PASSAGGIO

Generalmente un rito religioso può essere inteso come un complesso si azioni e gesti, la cui sequenza è prestabilita e fissa. I riti hanno particolare importanza perché suscitano emozioni collettive e personali che hanno un ruolo importante nel trasmettere la visione del mondo, i valori, le credenze di una religione. Infatti, non è necessario che un rito sia religioso, ma anche si stampo patriottico o sociale: tali riti vengono detti profani. In ogni caso, i riti sono sempre connessi a qualcosa di sacro: i valori, le autorità, identità, potere. Se i riti ci indicano cosa fare, ci indicano parallelamente anche cosa non fare (tabù): infatti, tutta la vita sociale è legata ad essi.



Invero, il passaggio degli individui da una condizione sociale o spirituale ad una diversa, è sempre sottolineata da una circostanza sacra. Tale sacralità deriva dal fatto che i riti sono compiuti in nome di determinate divinità. Tali riti vengono chiamati riti di passaggio; anche i riti di iniziazione sono riti di passaggio, perché sanciscono il cambiamento da una condizione sociale ad un altra, e con questo si assume anche un nuovo modo di vedere il mondo. 

LE COMUNITA' LOCALI

La corporeità umana costituisce una condizione imprescindibile della vita in una società, che viene da essa determinata: infatti, si è inesorabilmente vincolati nel tempo e nello spazio, a causa del nostro corpo, della nostra fisicità.

In questa analisi, lo spazio è la condizione che permette di vivere collettivamente, mentre il tempo è espressione delle caratterizzazioni che la società sta prendendo in quel momento. Ogni società, anche le più impensabili come quelle digitali, è vincolata da questi due fattori: si dice che esse siano caratterizzaste dalla medesima unità geografica e dallo stesso periodo storico, e per questo prendono il nome di comunità locali. Le comunità locali sono caratterizzate da legami sociali foti: generalmente, in un piccolo paese si creano legami sociali più stretti rispetto ad una grande città, e le persone hanno maggiore capacità di identificarsi.



Le comunità locali, negli ultimi decenni, hanno subito una forte regressione, a causa della spinta alla globalizzazione, dell'industrializzazione e della modernizzazione. Una delle conseguenze di questo processo è stata la perdita di legami profondi, per lo sviluppo di legami anomici ed interpersonali. I legami sociali più rilevanti nella vita sociale, non sono più legati al territorio, ma alle organizzazioni sociali.

Nonostante l'allargamento dei fronti territoriali, è bene notare che si riscontra comunque un condizionamento mentale, in base alla moda del quartiere o della città in cu un individuo vive. Le agenzie economiche fanno ovviamente leva su questo fenomeno, per arricchirsi: sono nati così i distretti industriai.

Molti studiosi hanno visto nello sviluppo di queste realtà un delle nuove comunità, anche se a differenza di quest'ultime, nelle città e nei quartieri mancano legami stretti ed affettivi.

IL SETTORE TERZIARIO

A fronte delle problematiche organizzative caratteristiche del welfare, si sta introducendo una nuova forma di stato sociale: al terzo settore, che si prepone di ovviare alle gravi difficoltà sociali e di dare risposta alle nuove esigenze sorte negli anni. Queste iniziative, è bene notare, che oltre dallo Stato, provengono anche dai privati: strutture per il tempo libero, spedali privati, asili nido, ecc. In generale, il settore terzo, propone l'erogazione di servizi di pubblica utilità, con lo scopo della solidarietà e non del pronto: consiste dunque in un punto intermedio fra lo Stato e il privato, e la sua importanza sta proprio in questo. 



Tra le più importanti organizzazione di questo tipo, troviamo quelle di volontariato, che forniscono servizi di varia natura in via gratuita, e di assistenza familiare di mutuo aiuto domestico. Inoltre, ultimamente sono state introdotte le cooperative sociali, realtà sociali deputate alla promozione sociale e all'integrazione sociali; possiamo ricordare anche gli enti religiosi, che si occupano di beneficienza. Le fondazioni bancarie, introdotte negli ani '90, hanno inventato l'obbiettivo di perseguire valori collettivi e finalità di utilità generale; simile lavoro è compiuto dalle fondazioni di tipo imprenditoriale. 

E' necessario ricordare, inoltre, le associazioni Olnus, ossia associazioni che godono di un particolare regime fiscale. Hanno scopo non lucrativo e operano in campi di assistenza sociale e sanitaria, nella beneficienza, nella formazione, nello sport, nella cultura, a tutela dei diritti e nell'ambito della ricerca scientifica. Fortunatamente sono molto diffuse nel mondo. 

I LIMITI DEL TERZO SETTORE

Nonostante i vantaggi che il terzo settore può comportare, esso presenta anche dei limiti. Il principale è la pianificazione: potrebbero nascere delle organizzazioni non veramente utili, o con molte lacune. Infatti non esiste un vero e proprio controllo della qualità delle prestazioni erogate. Inoltre vi è un problema di autonomia del privato sociale dal potere politico: lo Stato potrebbe non essere sempre in grado di finanziare questi enti.


LE POLITICHE SOCIALI ITALIANE: LE PENSIONI

 Il sistema previdenziale italiano rappresenta il 60% delle spese sociali dello Stato, ma tuttavia non opera un'efficace redistribuzione del reddito nazionale, poiché le modalità in cui questi servizi sono stati proposti rimane minima; fondamentalmente il sistema pensionistico resta molto incentrato sull'occupazione, ovvero per chi svolge un'attività pubblica. 

L'ASSISTENZA

Per quanto riguarda l'assistenza, il sistema italiano consiste nell'erogazione di servizi specifici per i vari gruppi sociali, a seconda delle loro esigenze: segue infatti una logica assistenzialistica: non vi sono organizzazione mirate al miglioramento delle condizioni di disagio, ma si agisce retroattivamente. Nel 2000 è stato introdotto un principio che imponesse che l'assistenza avesse un'organizzazione precisa e organica: oggi dunque lo Stato predispone delle prestazioni sociali forgiabili alle persone; poi delega alle regioni il compito di organizzare interventi concreti. E' bene notare che si sta sempre di più cercando di rimuovere le cause prime dei disagi, più che il disagio stessi.



LA SANITA'

Nel 1978 è stata introdotta una riforma che preponeva uguali condizioni di accesso ai servizi sanitari, indipendentemente dalla condizione economica e sociale delle persone. Esso stabilisce i livelli essenziali di sanità, mentre per i livelli più avanzati ciascuno concorre alle proprie spese in base al reddito.


LA SCUOLA

La scuola non appartiene allo stato sciale, ma può essere considerato un ottimo strumento per il welfare, poiché riduce l'analfabetismo. Nonostante questo, l'istruzione presenta un'ampia serie di problematiche.

In primo luogo, i servizi per la prima infanzia sono completamente a carico dei contribuenti, e spesso non sono presenti abbastanza posti per garantire il servizio a tutti. In secondo luogo, la scuola di massa, finisce per adottare procedure standardizzate ed impersonali, con il conseguente abbassamento degli standard qualitativi. Inoltre, nel nostro paese, la spesa pubblica per l'istruzione è andata progressivamente calando: dunque, si investe molto poco sul futuro degli studenti e sulla ricerca.


LE POLITICHE SOCIALI: L'ASSISTENZA SOCIALE

 Uno dei modi concreti con i quali agisce il welfare state è la previdenza sociale, ovvero l'emanazione di misure riparatorie in caso di infortunio o situazioni, e di prevenzione nei confronti delle stesse. La più nota forma di previdenza sociale è la pensione, che fu introdotta abbastanza di recente. 

Nei vari regimi, l'accesso alla provvidenza è regolato in maniere differenti: un esempio può essere l'autofinanziamento da parte del lavoratore, versando periodicamente una quota allo Stato; oppure può accadere che il versamento di tale quota sia affidato alle assicurazioni. 

In alcuni stati, questi provvedimenti riguardano anche cittadini che si ritrovano in situazioni di povertà, di emigrazione o di devianza, ovvero tutte quelle persone che si trovano in una situazione di svantaggio nel condurre la loro vita. Parallelamente possono occuparsi di ovviare a situazioni che potrebbero mettere in grave pericolo l'ordine pubblico, come situazioni di criminalità.

L'assistenza sociale funziona grazie alla creazione di servizi atti alla cura della persona, che possono recarsi ai consultori o centri minorili.


L'ASSISTEZA SANITARIA

L'assistenza sanitaria consiste nel finanziamento di strutture ospedaliere e nell'erogazione di cure per la persona, e anche questa è una tipologia di servizio offerto dal welfare.

LA MATERNITA'

Anche la maternità viene considerata come condizione da tutelare, e pertanto rientra nelle condizioni del welfare; essa viene supportata tramite un intervento parziale: diminuzione degli rari lavorativi e assistenza sanitaria gratuita. Inoltre, vengono forniti servizi sociali per le persone in maternità, come per esempio consultori familiari.



LA NUOVA TIPOLOGIA DI WELFERE STATE 

Le problematiche di cui si è appena parlato portarono le società Occidentali a dover riorganizzare l'organizzazione dello Stato sociale: in particolare, nel 2008, venne rinnovato il sistema economico finanziario della distribuzione dei beni, per coinvolgere più ambiti. 


Se prima, nel momento di un infortunio il welfare interveniva con un indennizzo, in modo riparatorio, oggi viene richiesto l'autonomizzazione della persona, ovvero che impari da sola a ovviare ai suoi problemi (ed essa viene messa nelle condizioni per farlo). Questo fenomeno viene detto welfare attivo. Questo risulta molto innovativo, come ha fatto notare il premio nobel per l'economia Sen, poiché da una nuova definizione alla povertà, ovvero la mancanza di mezzi di per ottenere il riscatto sociale; pertanto offre delle potenziali nuove soluzioni ad essa.

E' bene osservare però, che queste tecniche sono strettamente collegata alla volontà individuale, dunque non hanno efficacia garanita completamente. Se però dovesse funzionare, ne beneficerebbe sia il sistema che al persona stessa, aumentando le sue capabilities.




LA CRISI DEL WELFERE 

Nonostante i grandissimi benefici che può portare lo stato sociale, esso ha anche dei difetti, che iniziarono a palesarsi durante gli anni '80 e '90. Le ragioni della sua crisi riguardarono problemi finanziari, di organizzazione e di legittimità; infatti, una società non può avere sempre le risorse necessarie per garantire ai suoi membri una protezione sociale complessiva, soprattutto se è molto complessa. Infatti, una società molto estesa tende alla burocratizzazione per forza di cosa, questo però non fa altro che aumentare le esse dello Stato sociale. In seguito alla diffusione della consapevolezza di queste problematiche, si è diffusa la consapevolezza dei limiti del welfare e per questo si sta dimostrando sempre più difficile dimostrarne la legittimità.





 LA STORIA DEL WELFERE STATE

Le prime leggi sulla previdenza e assistenza pubblica furono promulgate in Germania, tra il 1883 e il 1889 da Otto Bismark, il capo del governo. Con queste egli istituì delle assicurazioni sociali obbligatorie: delle somme di denaro che i lavoratori e gli imprenditori dovevano periodicamente versare allo stato, i caso si verificassero infortuni o casi di disoccupazione. Questo permise di avvicinare lo Stato alle persone che lo componevano.

 Solo dopo la fine della seconda guerra mondiale, questo ragionamento si estese anche in altri ambiti: vi fu l'introduzione , da parte dello Stato, di prestazioni a stampo universalistico, cioè rivolta a tutta la popolazione. Ciò avvenne per la prima volta in Inghilterra, paese a cui si associa tradizionalmente la nascita del Welfere State, con la pubblicazione del Rapporto Beveridge (1942), da parte dell'omonimo economista.

Questo rapporto trovò attuazione concreta a partire dal 1948, con la creazione del servizio medico nazionale gratuito e l'introduzione di altri importanti provvedimenti sociali,, riguardanti l'istruzione, la disoccupazione, ecc. Ne derivò un considerevole aumento della spesa pubblica, con la prerogativa però di redistribuire le ricchezze in modo da creare servizi per i cittadini stessi. 

Dopo l'Inghilterra, il Welfere si diffuse in diversi paesi, e sotto varie forme, particolarmente si diffuse in Europa, dove questo sistema rappresenta un caposaldo dell'istituzione di quasi tutti gli stati, anche dal punto di vista culturale. Particolarmente fiorente, fu il periodo intorno al 1970, caratterizzato da una forte innovazione dopo il dopoguerra. Infatti, l'aumento del consumo di beni, portò enormi risorse fiscali che consentirono il mantenimento del welfare; di conseguenza, infatti, vennero attuati molti provvedimenti in campo previdenziale, assistenziale e sanitario.

A COSA PUO' PORTARE L'UTILIZZO DEI MEDIA?

Con l'avvento dei meda, molti studiosi iniziarono a domandarsi su quali effetti il viluppo di quest'ultimi potesse avere.

Uno dei fattori che fu individuato per primo fu la capacità di manipolare le persone: con studi successivi venne però pacificato che questo può accadere solo in relazione a come il messaggio viene mandato e da come la società reagisce ad esso.

Alla luce di questi ragionamenti, l'attenzione venne spostata da cosa i media possano fare al pubblico, a casa il pubblico potrebbe fare dei media. Infatti, è stato osservato che è dipende da come il pubblico rielabora un messaggio, se questo sorbirà effetti a lungo termine. Al momenti, due fenomeni dati dall'utilizzo dei media, che sono stati notati sono: l'omogeniazione culturale e la modificazione dell'esperienza personale.

SOCIALIZZAZIONE E INTEGRAZIONE SOCIALE

Il principle effetto riscontrato dall'utilizzo dei media, è l'omogenizzazione dei comportamenti. Questa è una conseguenza della socializzazione: i media creano determinati modelli, che verranno seguiti da un gran numero di persone; in questo modo, si garantisce un'unificazione della cultura e una maggiore integrazione.

Sotto questo punto di vista, l'utilizzo dei media non può che sembrare positivo; è bene notare però che omologizione culturale può anche significare standardizzazione dei comportamenti, che quindi diventano prevedibili. Molti studiosi della scuola di Francoforte si occuparono di studiare questo fenomeno, sottolineando che la standarsizzazione dei comportamenti deve passare, per questioni di praticità, attraverso messaggi semplicistici, e per questo annientano la fantasia e il pensiero critico. Questo accade perché il fine ultimo è il consumo.


Molti critici di questa teoria affermano che in realtà, lo spettatore dei media è meno passivo di quello che può sembrare, in quanto capace di scegliere quali prodotti consumare. Inoltre, lo spettatore non è un individuo isolato: interagisce con determinati gruppi con i quali può discutere riguardo le sue scelte.

LA MODIFICAZIONE DELL'ESPERIENZA

I media costituiscono una finestra aperta su realtà distanti dalla nostra, sia in termini spaziali che culturali , portandoci dunque a fare esperienza di realtà anche molto distanti dalla vita quotidiana.  E' bene notare che però, non tutti i fatti che avvengono nel mondo vengono riportate dai giornali. Questo fenomeno prende il nome di agenda setting, e la sua teoria tocca i seguenti punti:Il pubblico è coinvolto in un dibattito rappresentato come una serie di questioni salienti in agenda.

  • L'agenda è il risultato di una mediazione tra le proposte avanzate dalle élite politiche e dall'opinione pubblica.
  • Tutti gli interessi tra loro divergenti tentano di imporre la propria visione e l'importanza del proprio argomento.
  • I media decidono gli argomenti cui prestare attenzione, cui dedicare spazio in base ad una serie di pressioni cui sono sottoposti.
  • Maggiore è l'importanza che i media dedicano alla questione, maggiore è il riconoscimento pubblico che l'argomento presentato riceve.
TRA REALTA' E FINZIONE

Aa giorno d'oggi sta diventando sempre più difficile trascendere la realtà materiale dalla realtà dei media, tanto che definiamo le nostre esperienze come un connubio tra i due. Questo avviene a causa della pretesa di trasmissione di verità assolute che i media hanno.

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